L'infanzia dell'Universo nell'obiettivo di Hubble
Scritto da Istituto nazionale di astrofisica   
Martedì 16 Marzo 2010 12:54

Un gruppo internazionale di astronomi, a cui partecipano anche ricercatori italiani dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), analizzera' i dati di tre mesi e mezzo di osservazioni che saranno dedicate, nell'arco dei prossimi tre anni, con la rinnovata strumentazione del telescopio spaziale HST (Hubble Space Telescope) allo studio della formazione ed evoluzione delle galassie. Lo scopo e' quello di ottenere le piu' dettagliate immagini dell'Universo nelle prime fasi della sua storia. Si tratta della piu' grande assegnazione di tempo mai dedicata ad un singolo programma di ricerca con HST.
Gli astronomi useranno Hubble come una vera e propria 'macchina del tempo' per osservare stelle e galassie cosi' lontane che la loro luce ha impiegato oltre 10 miliardi di anni a raggiungerci. E il risultato sara' una visione super-dettagliata dell'Universo come era poco tempo dopo il Big Bang dal quale ha avuto origine. Per ottenere questo risultato verra' utilizzata soprattutto la nuova camera per riprese nell'infrarosso WFC3, recentemente installata su HST nell'ultima missione di riparazione e aggiornamento condotta nel maggio scorso dagli astronauti dello Shuttle. La scelta di utilizzare WFC3, lo strumento oggi piu' potente a disposizione degli astronomi per osservare le epoche piu' remote del Cosmo, e' dovuta al fatto che la luce delle galassie cosi' lontane e' spostata nella banda della radiazione infrarossa a causa dell'espansione dell'Universo. Il progetto nasce dalla 'fusione' di due proposte parallele, guidate da Sandra Faber dell'Universita' di Santa Cruz in California e da Harry Ferguson dello Space Telescope Science Institute. Nel gruppo internazionale di ricercatori partecipano anche gli astronomi dell'Inaf, Adriano Fontana e Andrea Grazian, dell'Osservatorio Astronomico di Roma, e Alvio Renzini dell'Osservatorio Astronomico di Padova.
''Sara' come osservare il 'giardino d'infanzia' delle galassie'', ha commentato con soddisfazione Adriano Fontana. ''L'Universo oggi ha 13,7 miliardi di anni: noi osserveremo - ha continuato - le galassie che lo popolavano da quando aveva solo 500 milioni di anni fino a quando ne aveva circa 5 miliardi. Le prime galassie erano estremamente diverse da quelle di oggi: erano 'blob' informi, centinaia di volte piu' piccole delle galassie odierne, ben diverse dalle eleganti galassie a spirale o ellittiche che vediamo intorno alla Via Lattea, ma erano attivissime nel formare stelle. Prevediamo di osservare oltre 250 mila galassie, e di ricostruire cosi' la storia dell'Universo nei suoi primi 5 miliardi di anni. Lo scopo finale e' quello di comprendere meglio i fenomeni fisici che hanno plasmato l'evoluzione delle galassie fino a far loro assumere la forma che osserviamo oggi'.
''L'altro obiettivo principale di queste osservazioni e' identificare le Supernovae che esplodono in queste galassie remote'', ha aggiunto Alvio Renzini. ''Le Supernovae - ha proseguito - sono prodotte da stelle che esplodono alla fine del loro ciclo evolutivo, e sono utilizzate come 'candele standard', cioe' come indicatori della distanza delle galassie in cui risiedono. Proprio studiando le Supernovae gli astronomi hanno trovato i primi indizi dell'esistenza dell'Energia Oscura, che pervade l'Universo e ne provoca l'espansione accelerata che osserviamo oggi. Identificando per la prima volta Supernovae cosi' lontane potremo raffinare queste misure e capire se le stelle che esplodono nell'Universo primordiale, e quindi molto distanti da noi, sono simili a quelle dell'Universo vicino, giustificando il loro uso come candele standard''.
''Il nostro ruolo sara' quello di collaborare all'analisi dell'enorme quantita' di dati che questo progetto produrra' - ha concluso Andrea Grazian - e, soprattutto, quello di coordinare ed eseguire le osservazioni complementari con i grandi telescopi da Terra, come il Very Large Telescope in Cile o il Large Binocular Telescope in Arizona. Per avere la migliore visione possibile dell'Universo primordiale, oltre le fondamentali riprese di Hubble, e' infatti necessario collezionare e integrare i dati raccolti da tutti i principali osservatori del mondo''.

 












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