Caso Stamina: per Nature, Vannoni ha falsificato i dati E-mail
Scritto da Valentina Arcovio   
Mercoledì 03 Luglio 2013 10:53

Londra, 2 luglio - Dati non validi e immagini copiate. Sono gravissime le nuove accuse che la prestigiosa rivista Nature lancia contro il metodo Stamina. Gravissime sono le prove che inchioderebbero, una volta per tutte, Davide Vannoni e la bontà del suo trattamento. Nature pubblica, infatti, la motivazione che ha spinto l’ufficio brevetti degli Stati Uniti a rifiutare la domanda di Vannoni, inoltrata nel 2010 con lo scopo di tutelare il suo metodo. Un rigetto secco e severo che, pur ammettendo per regolamento un appello, lo stesso Vannoni avrebbe accettato senza ribattere. L’ufficio brevetti americano, secondo Nature, avrebbe rigettato la richiesta della Stamina Foundation perché non includeva sufficienti dettagli sulla metodologia. Non solo. Gli esperti americani hanno espresso fortissimi dubbi sulla capacità del metodo di Vannoni di trasformare le cellule mesenchimali in neuroni e hanno concluso che, al massimo, la procedura portasse a cambiamenti citotossici delle cellule trattate. «Il testo del brevetto sembra ridicolo, grossolano e pieno di errori scientifici», rincara Michele De Luca, ordinario di Biochimica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia ed esperto nel campo della biologia delle cellule staminali mirata alla medicina rigenerativa. «In sintesi, l’ufficio brevetti americano dice che il metodo Stamina non ha alcuna sussistenza e che i prodotti finali sono solo un’alterazione della tossicità delle cellule e non neuroni», aggiunge. «Ad oggi non è infatti possibile riuscire a trasformare cellule mesenchimali, che in genere possono dare origine a tessuto osseo, cartilagineo e adiposo, in neuroni», spiega Elena Cattaneo, docente all’Università di Milano e direttrice del centro di ricerca sulle cellule staminali UniStem. Ma le accuse di Nature non si fermano al solo parere dell’ufficio brevetti americano.

La rivista, infatti, rivela che nella richiesta di brevetto di Vannoni è stata riportata una figura copiata da un’altra ricerca pubblicata precedentemente e che non ha avuto alcun seguito. «La figura in questione – riferisce Elena Cattaneo, docente all’Università di Milano e direttrice del centro di ricerca sulle cellule staminali UniStem - sarebbe quella più importante, che avrebbe dovuto dimostrare che il metodo Stamina era in grado di trasformare le cellule in neuroni in sole due ore. In realtà, quella immagine è stata copiata da un paper russo, in cui si sostiene che per ottenere neuroni servirebbero tre giorni e una diversa concentrazione delle sostanze utilizzate da Stamina. In realtà, in entrambi i metodi si parla di neuroni che non sono neuroni». La ricetta di Stamina a base di acido retinoico, sciolto in etanolo ad una concentrazione di 20 micromolare, produrrebbe solo cellule indefinite e verosimilmente non vitali. «Vannoni quindi ha copiato pezzi di una ricerca, su cui ci sono grosse perplessità», precisa Cattaneo. A confermare definitivamente il plagio è stata anche Elena Schegelskaya, biologa molecolare presso il Kharkov National Medical Universit che ha coordinato il gruppo di ricerca russo che ha riconosciuto subito anche altre figure. «E’ una truffa scientifica vera e propria- sottolinea De Luca - che dimostra l’inconsistenza del metodo Stamina». Secondo gli scienziati in gioco non c’è solo la reputazione di un paese,  ma la salute di alcuni suoi cittadini che hanno coltivato grandi speranze nel metodo Stamina. «Non dimentichiamoci  - dice De Luca - che in questo momento ci sono medici che stanno iniettando qualcosa di oscuro, forse cellule moribonde, che possono danneggiare ulteriormente la loro salute. Bisogna fermare questa follia medica».

 

 












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